Dal febbraio 2022 è in distribuzione nelle librerie Le nove stanze del cuore, di Janice Pariat. Nel sito di Bompiani si legge: 'Il corpo è la casa del cuore e il cuore è la casa di coloro che ci hanno amato e che abbiamo amato nella vita. Nove personaggi ricordano il proprio rapporto con la stessa donna, nove voci senza nome che in città senza nome compongono con prospettive sfumate, sovrapposte, complementari, persino contraddittorie, la biografia sentimentale di una figura sempre in chiaroscuro, che scopriamo pian piano attraverso chi a un certo punto l’ha conosciuta o credeva di averlo fatto. Le nove stanze del cuore è uno sguardo caleidoscopico sulla natura fragile dell’identità e sull’intimo mistero che la sottile meccanica del nostro cuore e di chi lo abita rappresenta per tutti'.
Vi segnalo la recensione di Francesca Pellas pubblicata ieri da Il Foglio:
'Come sarebbe il racconto della vita di una donna se a farlo non fosse lei, ma gli uomini che ha amato? Sarebbe, forse, un insieme di frammenti molto vividi, perché ognuno di loro, di lei, avrebbe visto un pezzetto, adorandone determinati stati di grazia e detestando alcune sue caratteristiche, e chissà quali. Non siamo gli stessi per tutti, e nel rivelare la nostra natura più intima possiamo svelarne più d’una, a seconda del momento in cui ci troviamo e della persona a cui consentiamo l’accesso. È la premessa su cui si basa e si snoda Le nove stanze del cuore di Janice Pariat, appena uscito per Bompiani nella bella traduzione Marina Morpurgo. A Bompiani va il merito di aver reso disponibile in italiano questa favolosa scrittrice indiana (finalmente, era ora), ormai al suo secondo romanzo, arrivato dopo Seahorse (“Il cavalluccio marino”), molta poesia, e la raccolta di racconti Boats on Land (“Barche sulla terraferma”), che parlava di miti, cascate, spiriti, alberi e persone ferite. In Le nove stanze del cuore, Pariat ci fa conoscere una donna attraverso le voci di nove persone che l’hanno amata, otto uomini e una donna. L’intero libro è alla seconda persona singolare, un lungo tu, come se tutti loro si rivolgessero in qualche modo a lei. (...) Il risultato è qualcosa di magico. Pariat non fornisce dettagli geografici precisi, non si nominano mai l’India, l’Inghilterra, l’Italia: si intuiscono e basta. Andiamo in una città con il fiume, in una senza fiume, in una città sul mare, nella città d’infanzia. Quei luoghi potrebbero essere ovunque, e la protagonista potrebbe essere noi. Le sue delusioni, la sua speranza, sono così vivi da prendere vita nella testa di chi la legge raccontata dagli altri, e pensare che non sappiamo nemmeno come si chiama. Eppure quante volte siamo stati lei?'.
Nessun commento:
Posta un commento