30 novembre 2011

AMITABH BACHCHAN INTERPRETERÀ TAGORE?



Per la celebrazione del 150esimo anniversario della nascita del premio Nobel Rabindranath Tagore, non si contano gli omaggi in numerosi Paesi del mondo, e non passa giorno che non venga pubblicato un nuovo articolo dedicato al celebre autore. Ieri Prashant Singh scriveva quanto segue sulle colonne di Hindustan Times:

'Il regista argentino Pablo César - attualmente all'International Film Festival of India per la proiezione di Orillas - vorrebbe raccontare sul grande schermo l'incontro fra Tagore e la scrittrice argentina Victoria Ocampo, e vorrebbe scritturare Amitabh Bachchan per il ruolo di Tagore. La sceneggiatura è già pronta e i finanziamenti stanno arrivando. Il titolo provvisorio dovrebbe essere Thinking of him, le ultime parole che Victoria scrisse nel telegramma che inviò alla famiglia di Tagore dopo la morte del premio Nobel. La pellicola dovrebbe essere girata parzialmente in India, adottando anche la lingua bengali. L'Argentina è l'unico Paese latinoamericano nel quale Tagore sostò per un certo periodo. L'incontro con Victoria si riflesse nella produzione di entrambi. Pare che la famosa canzone Ogo Bideshini sia ispirata a Victoria'.

Una curiosità: Silvina Ocampo, scrittrice e sorella di Victoria, sposò lo scrittore argentino Adolfo Bioy Casares, autore del fascinoso L'invenzione di Morel.

Aggiornamento del 13 dicembre 2021: nel 2018 César ha realizzato Pensando en él. Il ruolo di Tagore è stato affidato a Victor Banerjee. Nel cast anche Raima Sen.

Rabindranath Tagore e Victoria Ocampo

24 novembre 2011

IL TRIONFO TELEVISIVO DI AMITABH BACHCHAN: KAUN BANEGA CROREPATI?



Il 17 novembre 2011 si è conclusa la quinta stagione di Kaun Banega Crorepati?, il più clamoroso fenomeno televisivo indiano, edizione locale in lingua hindi del popolare format britannico Chi vuol esser milionario?. Il successo dello show, dopo undici anni di programmazione, rimane strabiliante. Nel 2011 i dati di ascolto hanno raggiunto livelli vertiginosi: una delle ultime puntate ha sfiorato l'inimmaginabile picco di 27 milioni di telespettatori. Il calibro del conduttore è stato di sicuro il fattore determinante: quattro delle cinque stagioni di KBC sono state presentate dalla leggenda vivente del cinema indiano, Amitabh Bachchan. E la superstar, con cui ormai lo show viene indissolubilmente identificato, ha dichiarato che condurrà anche la sesta.

KBC entrò nelle case indiane per la prima volta il 3 luglio 2000, quando la sfolgorante carriera di Amitabh Bachchan sembrava ad un punto morto. Il programma, diffuso dal canale StarPlus, si rivelò subito un successo dai numeri astronomici, e cambiò per sempre la storia della televisione del subcontinente, spianando la via a molte altre stelle del grande schermo. KBC rappresentava la prima edizione ufficiale indiana di un importante show internazionale. Le immagini di un intero gigantesco Paese ipnotizzato da un gioco a premi fecero il giro del mondo. Serrande abbassate, strade deserte: ogni tipo di attività cessava in concomitanza con la messa in onda del quiz. La prima stagione si concluse trionfalmente il 31 dicembre 2001. Le puntate avevano cadenza quasi giornaliera - dal lunedì al giovedì - e prevedevano anche uno spazio per i ragazzi. Il premio massimo consisteva in dieci milioni di rupie (equivalenti ad un crore).


Shah Rukh Khan in KBC3

Qualche anno dopo StarPlus decise di replicare, proponendo una seconda stagione composta da 85 episodi. Ne furono trasmessi solo 61, dal 5 agosto 2005 al gennaio 2006. KBC2 venne interrotto a causa delle cattive condizioni di salute di Bachchan. Le puntate andavano in onda nel fine settimana, e il premio massimo venne raddoppiato. La produzione offrì ad Abhishek Bachchan la conduzione degli ultimi 24 episodi, ma l'attore rifiutò.
Per la terza stagione di KBC venne ingaggiato un altro pezzo da novanta: la superstar Shah Rukh Khan. 52 puntate furono programmate dal lunedì al giovedì dal 22 gennaio al 19 aprile 2007. Il cambio del presentatore non risultò però gradito al pubblico di appassionati del quiz.
Big B tornò a condurre lo show, diffuso da Sony Entertainment Television, dall'11 ottobre al 9 dicembre 2010. Solo 36 episodi, ma il premio massimo venne innalzato a cinquanta milioni di rupie. Cinque milioni di indiani si accalcarono alle selezioni.
Le 56 puntate della quinta stagione sono andate in onda dal lunedì al giovedì dal 15 agosto al 17 novembre 2011, conseguendo ascolti stellari. Ai concorrenti, provenienti da tutti gli Stati dell'Unione, è stato lasciato ampio spazio: posti al centro del programma, hanno interagito con l'illustre presentatore in modo caldo e personale. KBC5 è diventato così un microcosmo rappresentativo della popolazione del subcontinente.


Anil Kapoor in Slumdog Millionaire

Kaun Banega Crorepati? e Amitabh Bachchan, nel corso delle cinque stagioni, hanno vinto una pioggia di premi televisivi, annientando la concorrenza.
Molte celebrità hanno partecipato al quiz a scopo benefico e/o promozionale. Aamir Khan fu il primo, nel 2000. Curiosamente, nella classifica dei vincitori di premi superiori ai 10 milioni di rupie, compare la coppia composta da Kajol e Ajay Devgan, che nel 2005 vinse appunto 10 milioni di rupie.
Vi ricordo che il format fa da cornice al romanzo Le dodici domande di Vikas Swarup e al suo fortunato adattamento cinematografico, Slumdog Millionaire (nel quale il ruolo del conduttore è ricoperto da Anil Kapoor, ruolo pare rifiutato dallo stesso Shah Rukh Khan).

Aamir Khan in KBC1

Il 19 novembre 2011, Hindustan Times ha pubblicato l'articolo Five crore question: what makes KBC work?, di Poonam Saxena. Riporto di seguito un lungo estratto, che include anche un'intervista concessa da Amitabh Bachchan:

'Twenty-seven million viewers tuned in to watch (...) Kaun Banega Crorepati (KBC) earlier this month. The ratings for that episode were so stratospheric, the executives at Sony (the channel on which the show is aired) almost had a seizure. Laughs Sneha Rajani, senior executive vice president and business head, Sony, “My heart popped out!”
The moment was eerily reminiscent of 3 July 2000, when KBC first hit Indian TV screens. A struggling Star Plus, lagging behind Zee and Sony, had gambled on getting Amitabh Bachchan to host the desi version of Who Wants To Be A Millionaire? (...). There was no dearth of sceptics. Wasn’t Bachchan a has-been superstar, whose career was set for a slow fade-out? Wasn’t it suicidal for him to stoop to television? Recalls Sameer Nair, then Star’s senior vice president (programming), “I remember some junior people in Star suggesting Govinda’s name instead! People scoffed at us, saying who puts a quiz show on prime time?"
In the end, it was Amitabh and Star who laughed all the way to the bank. KBC became a monster hit and changed Indian television forever. Star Plus shot up to No. 1, a position it still holds on to with grim determination. Not only was Bachchan’s career resurrected, he legitimised TV for movie stars. KBC became India’s first official adaptation of a big international reality show, opening the floodgates for acquisitions of American and British reality show formats by Indian channels. And, in a post-liberalised India, it made the word ‘money’ a ‘not-dirty,’ even desirable word, despite critics who insisted the show had spawned a culture of greed.

But in an astonishing feat, even after 11 years and four seasons, KBC has smashed TV ratings records once again and emerged as the top show this year. Isn’t there such a thing as fatigue? Ironically, that’s what Star Plus had thought when it declined to renew the rights to the show after hosting three seasons of KBC (the last one with Shah Rukh Khan in 2007). Explains Nair, “From the Star point of view, it was like people would say, ‘Really? Is that the best you can come up with? What’s new?’”
Star stepped back, Sony moved in. Says Rajani, “We never thought the show had reached its sell-by date. We always knew it would be a success, but that it would be such a roaring success...”

There is a reason for that “roaring” success. In this, its fifth season, KBC has become a platform on which Indians left out of the Indian dream can transform their lives and realise their aspirations - substantially if not fully.
The show has always been about the contestants, the prize money and the host, not necessarily in that order. “But now, the interplay between Amitabh and the contestants and the types of contestants - that took the game to another level,” says Rajani.

Here’s how that happened. After Sony received responses from aspiring contestants, it made a final selection via a complicated procedure which ensured that the contestants’ pool was like a microcosm of India. Geography, demography, education, occupation - and the ability to answer quiz questions correctly - all this was taken into consideration. Says Danish Khan, senior vice president and marketing head, Sony, “If we hadn’t gone through this exercise, it would never have been a pan-Indian game. The entire matrix we created was to ensure that we got an all-India representation on the hot seat.”
Adds KBC producer Siddhartha Basu, “It was very much a programming decision to reach out to contestants from further afield, from the interiors, to have video windows on each one of them, their lives and milieus, their hopes and disappointments... Because we wanted the viewer to relate more deeply with the person on the hot seat in this life-changing game.” (...)
That’s also because much of the viewership of the show came from these very ‘interiors.’ In 2000, there were 25 million cable homes. Today, there are 110 million, and this massive expansion has swept small towns deep in the hinterland in its embrace. Watching KBC was always something of a vicarious pleasure - imagining yourself in the hot seat and answering the questions, to know how you would have fared if you’d been there.

But when this new aspirational audience watches contestants from its own world win (...) on the show, there is a special edge to the normal viewing pleasure. Many of the contestants have been dedicated viewers themselves.
And contrary to conventional wisdom, the show is not just a lottery. Getting to the show may be a game of chance but contestants who got to the hot seat did their best to leave nothing to chance. (...)
And since KBC is, as Danish Khan says, a skill-based test, for many of the contestants, it was akin to preparing for a competitive exam. (...) Reading newspapers and magazines, brushing up on GK (general knowledge) - it was not something they would do for a few days once they got selected for KBC. It was something they did every day, week after week, year after year, so that when - and if - the big day came, they would be prepared.
The other thread that links almost all the contestants is the emphasis on education. Each one of them, points out Danish Khan, “has invested in education.” (...)

For many, it was a dream to be on a show they had followed for over a decade. And for all of them, down to the last man / woman, it was an opportunity to meet Bachchan.
No wonder Sneha Rajani says that when Sony took over the property, they had decided that if Bachchan declined, they were not interested. “The show belongs to him,” she declares. “With due respect to other superstars, this is his show.”
But in the end, as Basu says, it was the contestants, drawn from “the base of the social pyramid,” that lit up the screen in this season of KBC.

Salman Khan e Katrina Kaif in KBC3

Q&A: Amitabh Bachchan

What’s the journey been like, from 2000 till now?
Initially of course it was all about moving to TV from films. It was considered taboo back then - moving from 75 mm to a 25-inch screen, reducing the size of your face and figure. But I found the concept novel and different. There was a lot of apprehension. But when the show opened, and the first reactions started coming in, it was clear that the show had taken everyone by storm. We did 320 episodes at a stretch, that’s a lot for a game show! TV is hugely exhausting because most of it is impromptu. It's tougher than film. (...)

What happened then?
Well, I fell ill. Then Shah Rukh Khan took over the show. After him, Star forgot all about the property. Sony took KBC and approached me. I was sceptical. The show had been played out, weren’t people bored of it? I checked with some other channels and they all had the same thing to say. But eventually I decided to do it.

In this season, the show was all about the contestants...
(...) That was the spirit of the show. We had contestants from places whose names we were hearing for the first time. Their stories, their lives... to see their condition, hear about it, it was heart-rending. (...) There were such powerful stories. And you know, despite everything, their morals and beliefs are intact.

Will you be doing KBC next year too?
Yes, I am contracted for one more season.

Though Shah Rukh did KBC for one season, you are the one most closely identified with the show. Do you feel a sense of ownership of KBC?
No, nothing like that. I’m just contracted to do a show and I do it.

Most of the contestants are so overwhelmed when they meet you. Do you feel embarrassed?
It becomes most embarrassing. But look at it from their point of view. It was like me coming to Mumbai for the first time and seeing my idol Dilip Kumar. Many of them had never been to a big city.

Some people feel the crorepati episode was orchestrated because the season was ending.
This is so disrespectful to our countrymen, their knowledge and their sincerity.

Timeline - The journey from 3 July 2000 to 17 November 2011
Season 1 - From 3 July 2000 to 31 December 2001. The show played Mondays to Thursdays, with Amitabh Bachchan as host, took the nation by storm. Included Junior KBC
Season 2 - Began on 5 August 2005, taken off air in January 2006, because Bachchan fell ill. KBC Dwitiya, as it was called, was a weekend show. Prize money raised to two crore
Season 3 - Shah Rukh Khan took over as host in January 2007. He did 52 episodes over 13 weeks, Mondays to Thursdays. Though SRK did his best, it wasn’t good enough
Season 4 - The show moved from Star Plus to Sony and Bachchan was back as the host. Started on 11 October 2010, ended on 9 December. A total of 36 episodes, and a five crore jackpot
Season 5 - Started on 15 August 2011 and ended on 17 November 2011. A total of 56 episodes went on air, Mondays to Thursdays. The season was a stunning success'
 
Video KBC1: estratto della puntata con ospite Aamir Khan
Video KBC2: estratto della puntata con ospiti Kajol e Ajay Devgan
Video KBC3: estratto sottotitolato dell'ultima puntata con ospiti Kareena Kapoor, Priyanka Chopra, Salman Khan e Katrina Kaif
Video KBC3: brano Kar Le Kar Le Koi Dhamaal (sigla)
Video KBC5: 40esima puntata, 20 ottobre 2011, ospite Shah Rukh Khan


Kajol e Ajay Devgan in KBC2

Segnalo alcuni dei programmi televisivi di maggior successo trasmessi negli ultimi anni condotti da superstar del cinema hindi:

* Amitabh Bachchan: presentò la terza stagione di Bigg Boss, edizione in lingua hindi del format olandese Grande Fratello, andata in onda dal 4 ottobre al 26 dicembre 2009.

* Shah Rukh Khan:
- Kya Aap Paanchvi Pass Se Tez Hain?, edizione in lingua hindi del format americano Sei più bravo di un ragazzino di quinta?, trasmessa dal 25 aprile al 27 luglio 2008. Video: estratto sottotitolato della 20esima puntata con ospiti Kareena Kapoor e Saif Ali Khan;
- Zor Ka Jhatka, edizione in lingua hindi del format americano Wipeout - Pronti a tutto, andata in onda dal primo al 25 febbraio 2011. 

* Salman Khan:
- 10 Ka Dum, edizione in lingua hindi del format americano Power of 10. La prima stagione fu trasmessa dal 6 giugno al 14 settembre 2008. Aamir Khan partecipò alla nona puntata del 4 luglio. La seconda stagione andò in onda dal 30 maggio al 17 ottobre 2009. 
- Bigg Boss quarta stagione, edizione in lingua hindi del format olandese Grande Fratello, trasmessa dal 3 ottobre 2010 all'8 gennaio 2011. Anche Pamela Anderson è stata ospite del programma.

* Akshay Kumar:
- Khatron Ke Khiladi, edizione in lingua hindi del format americano Fear Factor (ispirato ad un programma olandese). La prima stagione andò in onda dal 21 luglio al 14 agosto 2008, la seconda dal 7 settembre al primo ottobre 2009, la quarta dal 3 giugno al 23 luglio 2011 (la terza fu presentata da Priyanka Chopra).
- MasterChef, edizione in lingua hindi dell'omonimo format britannico. Akshay condusse la prima stagione, trasmessa dal 16 ottobre al 25 dicembre 2010. Video promozionale (divertentissimo).

Nel sito Indian TV Serials è possibile visionare molti programmi televisivi indiani.

Da destra: Kareena Kapoor, Katrina Kaif, Shah Rukh Khan, Salman Khan e Priyanka Chopra

Aggiornamenti del 13 dicembre 2021
* KBC: le stagioni sono diventate tredici. L'ultima è in onda dal 28 agosto 2021 e terminerà il 17 dicembre 2021. Lo scorso 3 dicembre il programma ha festeggiato la puntata numero mille. Lo show è stato realizzato in diverse lingue indiane. A titolo di esempio, cito la prima stagione (2012) dell'edizione tamil condotta da Suriya, le prime tre stagioni dell'edizione telugu (dal 2014) condotte da Nagarjuna, la seconda stagione (2018) dell'edizione bengali condotta da Prosenjit Chatterjee.
* Bigg Boss: le stagioni sono diventate quindici, e dalla quarta il conduttore è Salman Khan. L'ultima è in onda dal 2 ottobre 2021. Il programma è stato realizzato in diverse lingue indiane. A titolo di esempio, cito le prime otto stagioni dell'edizione kannada (dal 2013) condotte da Sudeep, la prima stagione dell'edizione bengali (2013) condotta da Mithun Chakraborty, le prime cinque stagioni dell'edizione tamil (dal 2017) condotte da Kamal Haasan, dalla terza (dal 2019) alla quinta stagione dell'edizione telugu condotte da Nagarjuna, le prime tre stagioni (dal 2018) dell'edizione malayalam condotte da Mohanlal.
* MasterChef India: la prima stagione, condotta da Akshay Kumar, nel 2013 è andata in onda sul canale italiano Babel TV (clicca qui).
* Per Satyamev Jayate, talk show condotto da Aamir Khan, vedi Il successo televisivo di Aamir Khan: Satyamev Jayate.

23 novembre 2011

INTERNATIONAL FILM FESTIVAL OF INDIA 2011



Un mese fa si sono spenti i riflettori sul goloso Mumbai Film Festival, ed ecco che si prospetta un'altra rassegna da sogno. La 42esima edizione dell'International Film Festival of India si svolge a Goa dal 23 novembre al 3 dicembre 2011. Il cartellone è ovviamente ricchissimo, e contempla pellicole rappresentative di varie industrie cinematografiche (assamese, bengali, hindi, inglese, malayalam, manipuri, marathi, tamil). Vi segnalo di seguito alcuni titoli: Adaminte Makan AbuDelhi safari (2012, animazione) di Nikkhil Advani, Sengadal (2011, tamil) di Leena Manimekalai, ShagirdUrumiZindagi Na Milegi Dobara. È in programma anche un tributo a Shammi Kapoor.
Fra le iniziative collaterali, segnalo il Film Bazaar India 2011, uno spazio che facilita i contatti fra produttori e distributori indiani e internazionali. Durante la scorsa edizione ben 453 delegati provenienti da 37 Paesi parteciparono ai lavori. È confermata la presenza di Shah Rukh Khan alla cerimonia di apertura della manifestazione. Fra le celebrità attese a Goa, cito Madhuri Dixit, Jackie Shroff, Atul Kulkarni, Abhay Deol, Zoya Akhtar, Anurag Kashyap, Kalki Koechlin, Dibakar Banerjee, Nana Patekar, Rahul Bose, Shekhar Kapur, Vidhu Vinod Chopra, Kangana Ranaut. Irrfan Khan e Suriya parteciperanno alla cerimonia di chiusura.
Aggiornamento del 24 novembre 2011: video Prudent Media del notiziario del 23 novembre 2011 che testimonia la partecipazione di Shah Rukh Khan e Bertrand Tavernier alla cerimonia di apertura del festival (Tavernier riceve un premio alla carriera).

Shah Rukh Khan e Bertrand Tavernier - Goa, 2011

Madhuri Dixit - Goa, 2011

12 novembre 2011

RAJAPATTAI: LE RIPRESE IN TOSCANA



Oggi il sito italiano LoSchermo rivela che Vikram, Shriya Saran e Reema Sen si trovano attualmente in Toscana per le riprese del film tamil Rajapattai di Suseenthiran. Alcune sequenze coreografiche sono state girate nel centro storico di Lucca, in piazza Napoleone e in piazza San Michele, col contributo degli sbandieratori di Sant'Anna. La troupe dovrebbe soggiornare in Italia sino al 20 novembre 2011, toccando le località di Volterra, Monteriggioni, Montecatini e Val d’Orcia. Lo stesso sito ha pubblicato le splendide fotografie che vi propongo di seguito, scattate da Flavia Costantino sul set allestito a Lucca.
Aggiornamento del 12 dicembre 2021: video del brano Laddu Laddu Rendu Laddu.



Vikram


Shriya Saran


Reema Sen


Vikram e Shriya Saran


Vikram e Reema Sen


Shriya Saran

11 novembre 2011

KOLKATA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL 2011

Urumi


La 17esima edizione del Kolkata International Film Festival - la seconda rassegna del subcontinente per anzianità (dopo l'International Film Festival of India), nonché la miglior vetrina asiatica per il cinema d'autore - si svolge a Calcutta dal 10 al 17 novembre 2011. Il cartellone è ricchissimo di titoli indiani, principalmente in lingua bengali. Vi segnalo di seguito alcune pellicole di sicuro interesse: Adaminte Makan AbuAadukalamUrumiMee Sindhutai Sapkal (2010, marathi) di Anant Mahadevan, O Maria (2010, konkani) di Rajendra Talak, Rang Rasiya (2014) di Ketan Mehta.
Fra gli eventi collaterali, segnalo:
Ray: the photographer, mostra di fotografie scattate da Satyajit Ray;
Kolkata: Resurgence of Cinema, seminario a cui parteciperanno Aparna Sen e Prosenjit Chatterjee;
Contemporary Indian Cinema: Bollywood & Beyond, seminario a cui parteciperanno Ketan Mehta e Santosh Sivan.
Ricordo inoltre che alla cerimonia inaugurale sono intervenuti Sharmila Tagore e Shah Rukh Khan.


02 novembre 2011

RIVER TO RIVER FLORENCE INDIAN FILM FESTIVAL 2011



L'undicesima edizione del River to River Florence Indian Film Festival si svolgerà dal 2 all'8 dicembre 2011. Le proiezioni si terranno al cinema Odeon. Vi segnalo di seguito alcuni dei titoli in cartellone: Zindagi Na Milegi DobaraGandu (2010, bengali) di Q, I amDhobi Ghat (pellicola di chiusura). Cito inoltre il film pachistano Bol.
(Grazie a Diana e a Cristina per la segnalazione)

Aggiornamento del 6 dicembre 2011: il regista Q, presente in sala alla proiezione di Gandu, ha concesso un'intervista a Paolo Russo per La Repubblica. Di seguito un estratto: 

'Con un linguaggio visionario di formidabile tensione fra b/n e colore, Gandu rivela un paese cupo di conflitti sociali e disperazioni metropolitane, di inarrestabili derive collettive e individuali. Un'India lontana da ogni stereotipo vecchio e nuovo, narrata al ritmo serrato di un feroce rap autoctono, che nulla a che fare con gansga, Bentley e donne mozzafiato. Perché a quel ritmo tribale e convulso lo sbandato ottuso ventenne protagonista consegna i suoi miseri sogni e il suo odio per un mondo che non lo vuole. Così come lui non lo vuole.

Lei si è laureato in arti all'Università di Calcutta, ha diretto moltissimi commercial e video clip, si ispira al cinema d'autore indipendente europeo e giapponese: come si è formato?
"Ho imparato a fare cinema guardando i film che comperavo in un negozio all'angolo della strada a Colombo: titoli che sceglievo un po' a casaccio fra quelli che potevano essere del mio genere. Avevano il più strano catalogo in quel posto, e così abbastanza rapidamente sono diventato amico di Harmony Korine, Takashii Miike, Sion Sono, Kim Ki Duk, Mike Figgis, Lars Von Trier, Spike Lee, Tom Twyker, Werner Herzog e tanti altri maestri. Non sono mai stato troppo attratto dal cinema classico, sebbene da ragazzo cresciuto nella culturalmente vivace Calcutta, avevo un discreto livello di esposizione a quel genere di cinema. L'India però, fin dai primi Novanta, ha sviluppato una forte rete underground di produzioni musicali e cultura alternativa, ed io vi ero profondamente coinvolto. Così quando ho visto il riflesso di quella mentalità digitale, l'approccio post moderno arrivare al cinema, ne sono stato folgorato. I miei primi film erano dei puri esperimenti video, clip musicali e corti, prima che arrivassi al primo film, Tepantorer Maathe, che è rimasto incompiuto. Era ispirato a Dogma, il manifesto di Von Trier, e a quel tempo l'India, specialmente Calcutta, non era preparata a una tale 'cosa'. Capii subito che senza forti basi tecniche e produttive non avrei potuto fare il cinema che volevo. Inoltre, a proposito delle storie che m'interessavano, i documentari stavano diventando sempre più  interessanti per me, grazie alla scoperta di Shyamal Karmakar, Paromita Vohra, Amitabh Chakraborty e veterani come Anand Patwardhan. Cominciavo a identificarmi con le idee degli attivisti, e a sentire il bisogno di condurre le mie esplorazioni in un contesto socio politico piuttosto che nel segno del mercato. Questo porta al mio film successivo, che mi consentì di lasciare il lavoro in pubblicità e tornare a Calcutta e avviare Overdose, la mia casa di produzione. Si chiamava Love In India, ed è stato il primo film indipendente prodotto nell'ambito di una coproduzione internazionale dall'India: lo terminai nel 2009, fu poi presentato in alcuni festival e trasmesso da una dozzina di reti in Europa. Oltre a questo, ho messo in piedi un'altra fiction sperimentale, Poison, e alcuni corti documentari. Al momento sto girando un documentario che si chiama Sari mentre ho da poco finito le riprese della mia nuova fiction, intitolata Tasher Desh (La terra delle carte, ndr)".

Ho letto che lei a un certo punto ha scelto di tornare a vivere nella sua Calcutta...
"Una delle ragioni di questo ritorno a casa è stata la lingua Bengali: ne sono innamorato e fare film in Bengali era per me una scelta irrinunciabile. Poi, certo, è anche la mia città, e la ricchezza e la libertà intellettuale che offre in India non temono confronti. In più c'è una scena cinematografica - alcuni nomi della quale ho menzionato prima - attiva da Calcutta, dove la voce del dissenso non è stata soffocata come invece in molte altre parti del paese".

Che rapporto ha con la musica sia indiana che occidentale?
"La musica è la mia prima passione. I miei film sono tutti musical. Sono cresciuto circondato dalla musica, son stato un musicista appassionato fin da quando ho ricordo della mia vita, e anche da ascoltatore ho sempre privilegiato la musica Bengali: la musica dei film Hindi mi ha sempre lasciato freddino. Come tanti altri intorno a me ho sviluppato da giovane un certo gusto per il rock, ma è stato, di nuovo, un eroe locale, Suman Chatterjee, che mi ha dato l'ispirazione decisiva per gettarmi nel mondo della musica: ci sono sempre stati a Calcutta, fin dai Settanta, anche altri musicisti locali che si sono spinti oltre i limiti sperimentando con le forme. Ed è esattamente questo che mi piace fare. Quando è partita la rivoluzione elettronica, e insieme l'accelerazione impressa dalle sostanze psichedeliche, mi ha risucchiato completamente. Così, da neo hippy, ho preso a frugare sempre più nel sublime mondo di Bjork, Massive Attack e, più tardi, della scuola minimalista. Durante tutto ciò ho bighellonato con la musica, aiutato, specie nei miei film, da molti amici e ben più preparati musicisti. Queste influenze sono culminate nell'esplosione nel movimento dell'Asian Underground, nel quale una subcultura completamente nuova è emersa. Il perfetto amalgama di Est e Ovest: una musica nella quale potevo identificarmi completamente".

C'è una scena rap in India? Com'è organizzata?
"Il rap non esiste in India: quel po' di hip hop che può accadere di sentire viene da qualche porcheria di colonna sonora di Bollywood. Di recente però, dai bassifondi di varie città, Chennai nel profondo sud, dal Kashmir straziato dalla guerra, dai ghetti di  Bombay, son venuti fuori alcuni giovani rapper; ma non si può parlare di una scena, quel che c'è è decisamente underground. La qualità della protesta e i temi politici del rap usati in Gandu riflettono solo i miei valori e ciò che io penso della nostra società: ma anche gli altri giovani rapper che ho scoperto in seguito hanno spinte ribelli analoghe alla mia. Un fatto che mi ha molto ispirato, spero che questo fronte divenga sempre più forte. C'è un grande, disperato bisogno nel nostro paese di svegliarsi e iniziare a comprendere dove siamo diretti. L'India è un paese incredibilmente giovane e si trova sulla cuspide di una svolta in termini di dinamiche sociali. Le barriere di lingua e di classe, le politiche interne che risultano stupide e restrittive, cominciano a mostrarsi molto più fragili di quanto non siano mai state. Il rap è un modo geniale di esprimere una prospettiva individuale, tenendo il tempo sul beat più antico".

Il suo linguaggio cinematografico appare esplosivo, all'ultimo respiro, a metà fra l'intensità di un videoclip e il ritmo, la prospettiva più ampia del racconto filmico: lei lavorava già così o è una svolta cui è giunto con Gandu?
"Credo che questo senso di all'ultimo respiro mi sia arrivata con Gandu, nel momento in cui i tempi sono cambiati e l'India si è fatta sempre più instabile nei suoi assetti. La sensibilità da clip è entrata nel film in modo molto organico, guardando indietro ai giorni in cui i primi video musicali venivano usati come estensioni delle fughe in avanti dei musicisti, visualizzate da un film maker. Quando ho giustapposto la più classica costruzione di un racconto socialmente rilevante con la stilizzazione di una clip di lungo formato, mi è sembrato che caricasse, riempisse lo schermo: era anche questo un esperimento e sono contento che sia riuscito".

In Gandu non c'è traccia di religione né spiritualità, ma neanche di boom economico, commedia e "pace e amore": nel film si vede un'India che da fuori si può al massimo appena supporre. Come ha concepito il film? Dove ha trovato la storia?
"In India c'è questo, quello e quell'altro ancora. Questo è il modo in cui io vedo il mio paese. La storia era, come dire, intorno a me da un sacco di tempo, e l'abbiamo avuta intorno, noi sei della troupe, per i quattro mesi della lavorazione. Non ho voluto una sceneggiatura, abbiamo lavorato sulla base di una breve nota che fissava l'andamento drammatico e basta: questo perché potessimo avere il massimo dell'autenticità e reagire nel modo più pronto in ogni momento mentre giravamo e costruivamo la storia. C'erano frammenti nelle nostre memorie, il che forse si è insinuato e ha poi come colorato le scene, ma si è trattato soprattutto di avere a che fare con le reazioni primarie al contesto immediato del film, delle sue location, del tempo e dell'essere del personaggio. Ho girato Gandu come un documentario, solo immaginando che fosse vero".

I pericoli sociali e l'ingiustizia sono probabilmente i temi cruciali della globalizzazione: quanto contano nell'India contemporanea, della quale il mondo sembra percepire ora solo l'impressionante crescita economica e dimenticare del tutto l'enormità dei problemi per i quali era famosa in tutto il mondo fino a vent'anni fa?
"Angosce sociali e ingiustizia sono senz'altro i temi cruciali anche dell'India di oggi. Quello che la nostra politica estera è riuscita con successo a difendere è un'enorme inquietudine che circola ovunque nel paese. C'è invece ad esempio un tremendo conflitto tribale, con violente fazioni maoiste e le forze governative prese in un conflitto all'ultimo sangue. Nel nord est ci sono interi stati completamente inaccessibili. La nuova faccia cosmopolita e capitalista del paese è confinata nella città, dove il danaro è il nuovo dio. Il resto del paese, circa il 95 %, è nello stesso stato di estrema difficoltà: conflitti etnici, di classe e casta, infanticidi, violenza sulle donne proseguono immutati. Ma l'India è davvero strana, ha una maniera di bilanciare tutto, ad ogni curva del tempo. Così persino oggi ci puoi trovare, al riparo dei riflettori, calma e pace".

Come è riuscito a finanziare Gandu?
"Mi ha aiutato un amico dello Sri Lanka, e poi, per presentarlo a Berlino, ci siamo fatti prestare altri soldi. Il nostro modello economico è di stampo decisamente indie, così come il piano di recupero degli investimenti che siamo stati in grado di far funzionare".

Lei ha una sua casa di produzione, una factory con cui lavora abitualmente, dunque...
"Ho capito che per fare il cinema che voglio fare non potevo che essere anche il mio produttore. E la mia partecipazione alla scena indipendente indiana mi aiutato a realizzare quanti talenti, già rodati e in formazione, abbiamo qui; quel che manca sono invece produttori che si dedichino a sostenere il network indipendente e generare un modello sostenibile. Ho iniziato a lavorarci con l'assistenza di persone con enorme esperienza. Ed ho anche cominciato a sollecitare i miei amici perché si unissero e dessero vita a una piattaforma che rendesse possibile la creazione e la collaborazione fra artisti indipendenti. Il risultato è Overdose: un collettivo di talenti libero e allargato che riunisce musicisti, filmmaker, artisti, tecnici, produttori, avvocati e distributori con i quali ci consultiamo e che ci aiutano a continuare a produrre. Al momento circa 12 persone lavorano con me a tempo pieno nella Overdose. Si tratta di una piattaforma che mi piace guardare come una compagnia per la crescita dei media creativi, che sviluppa e produce contenuti alternativi, con speciale attenzione per film, musica e design. Negli ultimi anni abbiamo messo a punto un pool di risorse tecniche e creative che include apparecchiature HD e tutta la post produzione. Lavoriamo a stretto contatto con i nostri partner del suono, la Dream Digital Inc., che ci sostiene con le sue apparecchiature, col suo talento e la post produzione. Overdose è gestita dal nostro gruppo di lavoro a tempo pieno ed abbiamo anche il sostegno operativo di un fondo belga. Produciamo attivamente film indipendenti, e nel 2012 coprodurremo almeno tre film di registi esterni. Il primo sarà Greater Elephant di un giovane autore, Srinivas Sunderrajan: lo presenteremo come seconda impresa di BanglaBlack, la label creata per Gandu. Sono sporchi film da poco, che verranno girati con micro budget col fine di forzare i confini di struttura, racconto e tecnica. E, a parte il mio Sari, l'anno prossimo produrremo anche altri cinque documentari".'

Aggiornamento del 16 dicembre 2011: Zindagi Na Milegi Dobara è la pellicola vincitrice dell'edizione 2011 del River to River Florence Indian Film Festival.