12 luglio 2022

AKBAR. IL GRANDE IMPERATORE DELL'INDIA


[Archivio]

La mostra Akbar. Il grande imperatore dell'India era stata allestita dal 23 ottobre 2012 al 3 febbraio 2013 presso la Fondazione Roma Museo. Come evento collaterale, era prevista una rassegna di cinema al Quirinetta, Bollywood Film Meeting Roma, inaugurata da Jodhaa Akbar. Riporto di seguito il comunicato stampa:

'Lʼarte e lʼarchitettura del subcontinente indiano da sole potrebbero bastare per costituire un capitolo vastissimo e tra i più affascinanti della storia dellʼUmanità. Il dato forse più significativo è che fin da quando i musulmani comparvero stabilmente in India, nel XII secolo, passando per lʼAsia centrale, si trovarono a confrontarsi con la cultura artistica hindu, ma anche jainista e buddista, completamente diversa, sia nellʼimpiego di materiali che nelle strutture architettoniche. Dalla fusione di tradizioni diverse, ma non incompatibili, ebbe dunque la sua origine e originalità lʼarte e lʼarchitettura indoislamica, il cui periodo dʼoro coincise con quello della dinastia Moghul, una stirpe di conquistatori (1526-1858, anche se lo stato unitario si esaurisce nel 1707), che diede vita a un impero più grande dellʼattuale India, spostandosi verso la Persia, dapprima a Kabul e poi a Delhi e successivamente ad Agra.
Akbar (1542-1605), “Il più grande”, fu uno dei più potenti sovrani dellʼIndia e del mondo, appartenente alla dinastia Moghul, figlio di Humayun e nipote di Babur, che si diceva discendente di Chingis Khan e di Tamerlano. Non vʼè dubbio che Akbar diede al suo regno (1556-1605) prima di tutto lʼunità territoriale, supportata da un potere statuale centralizzato e da unʼamministrazione riformata in grado di dar vita a una fase di prosperità economica, una stabilità politico-militare, accompagnata da quella sociale e da un forte rinnovamento culturale e spirituale. Diventato imperatore a soli tredici anni, non gli si poté insegnare a leggere e scrivere; Akbar rimase così analfabeta, ma ciò non gli impedì di sviluppare un gusto e una passione per le arti: pittura, musica, letteratura e architettura venivano coltivate a corte con grande entusiasmo ed eclettismo.

Akbar si perde nel deserto mentre caccia asini selvatici nel 1570

Akbar avviò una politica di grande apertura culturale, filosofica e religiosa, che valse al sovrano la possibilità di conoscere in modo approfondito la tradizione hindu, di valorizzarla e di farne, insieme al rispetto delle varie religioni autoctone ed etnie, fattori fondamentali del proprio successo politico e di consolidamento del proprio potere. Spinto dalla sua tolleranza religiosa puntò alla creazione di una fede sincretista, che fondesse lʼislam e lʼinduismo. Per raggiungere tale obiettivo chiamò vari esponenti di ogni origine e credo presso la sua corte nominandoli ministri, eliminò la tassa imposta ai non musulmani (jizya) e volle allearsi con lʼantica stirpe di guerrieri hindu (rajput), sposando, in prime nozze, Hira Kunwari, nota anche col nome semi mitico di Jodha, figlia del Raja Bharmal di Amber, che poté continuare a praticare lʼinduismo anche nella corte islamica dei Moghul. La tolleranza e il rispetto per le differenti religioni autoctone e per le etnie si rispecchiavano, oltre che nella vita privata e pubblica di Akbar, anche nelle costruzioni architettoniche del suo regno, in particolar modo nella capitale dellʼimpero, la Città della Vittoria (Fatehpur Sikri), dove, dopo la nascita del primogenito (1569), si trasferì con tutta la sua corte. Akbar riprese inoltre le arti importate dal padre Humayun, grazie agli artisti persiani, e con alcuni pittori diede vita a un vero e proprio centro di arti pittoriche frequentato da più di cento aiutanti per la realizzazione di opere di incomparabile bellezza, il cui particolare stile si diffuse in tutte le province del regno. (...)


La Fondazione Roma promuove la prima mostra, in un contesto nazionale e internazionale, a essere presentata al pubblico per la completezza di analisi della figura del Grande Akbar e delle arti, rappresentative sia della sua vita privata che politica, sviluppatesi durante tutto il suo governo. Lʼintero percorso espositivo risplende della bellezza delle oltre centotrenta opere, mai così ricche di storia e fascino, diverse per tipologia e materiali; spaziano da raffigurazioni dellʼepoca (tempere e acquerelli, arricchiti con lʼoro, dipinti, illustrazioni di libri) a manufatti per la vita quotidiana e per i viaggi in Occidente (rarissimi frammenti di tessuti, antichi tappeti, coperte nuziali, portagioielli, cassettoni finemente intarsiati dʼavorio, ottone e madreperla, e armi da combattimento o da parata, tempestate di pietre preziose o intarsiate di avorio, legno e velluto). A corredo della mostra e a testimonianza dello splendore della Città della Vittoria, è possibile ammirare e ripercorrere la ricostruzione di una delle moschee di Fatehpur Sikri ispirata a quella di Jami Masjid; la vicinanza con il contesto che ha ispirato gli autori delle opere esposte per questa occasione, seppur simulata attraverso la ricostruzione di ambienti, arredi e oggetti originali della vita di corte del grande imperatore, vuole assolvere unʼimportante funzione didattica, che avvicini e aiuti lo spettatore a entrare in contatto il più possibile diretto con quello che fu lo straordinario regno di Akbar. (...)
Emmanuele Francesco Maria Emanuele
Presidente Fondazione Roma

Akbar riceve gli omaggi

LA MOSTRA

I SEZIONE - Vita a Corte, governo e politica
La prima sezione racconta alcuni momenti della vita pubblica e privata dellʼimperatore, attraverso opere come Akbar riceve gli omaggi e La nascita di Salim nel 1569. Salim, primogenito di Akbar, nacque dallʼunione con Hira Kunwari. Diventerà imperatore con il nome di Jahangir, il conquistatore del mondo. Egli vide la luce a Fatehpur Sikri, dove Akbar aveva costruito la sua nuova capitale come ringraziamento per il figlio inaspettato. Le vesti dai colori sgargianti e la ritualità degli usi e costumi di quellʼambiente sono mirabilmente espresse in queste opere, dove le architetture del nuovo regno fanno da sfondo alle preziose tempere e acquerelli su carta arricchiti con lʼoro.

II SEZIONE - Città, urbanistica e ambiente
La seconda sezione illustra, attraverso raffigurazioni dʼepoca, la costruzione delle città e lo sviluppo dellʼarchitettura e dellʼurbanistica. Si vedono uomini e animali - tra cui i grandi elefanti indiani - impegnati nellʼedificazione di mura e palazzi, secondo il nuovo stile voluto da Akbar, come per esempio in Akbar ispeziona la costruzione di Fatehpur. In mostra anche immagini che raccontano lʼimpegno degli imperatori precedenti nelle opere pubbliche, come si può vedere in Babur supervisiona la costruzione di un bacino presso la fonte di Khwajah sih yaran vicino Kabul, proveniente dal Baburnama (Biografia di Babur).

La nascita di Salim nel 1569

III SEZIONE - Arti e artigianato
In questa sezione vengono esposti alcuni manufatti, sia per uso locale sia per lʼesportazione in Occidente, come antichi tappeti e coperte nuziali, porta gioielli e cassettoni finemente intarsiati dʼavorio, ottone e madreperla, allo scopo di documentare la ricchezza e la ricercatezza della corte di Akbar. Sono presenti lavori elegantemente decorati, con animali e motivi fitomorfi, come in Tappeto con coppie di uccelli su paesaggio e nel Frammento di tappeto. In mostra anche manoscritti, sculture, tessuti indo-portoghesi e oggetti di arredamento provenienti da alcune delle principali raccolte indiane, europee, statunitensi e arabe.

IV SEZIONE - Guerra, battaglia e caccia
Nella quarta sezione, opere come Babur a caccia di rinoceronti vicino a Bigram (Peshawar) il 10 dicembre 1526 e Lʼavventura di Akbar con lʼelefante Hawaʼi, narrano scene, mitiche e storiche, di combattimento e di lotta, e mostrano la pratica delle grandi spedizioni di caccia fatte con i mastodontici elefanti. Tra questi, spesso ritratto come montatura di Akbar, emerge Hawaʼi, che, secondo la leggenda, fu uno dei più forti elefanti esistenti, difficilissimo da gestire, ma dominato dal grande imperatore. Vengono esposte anche armi da combattimento e da parata, spesso decorate da pietre di grande caratura, come la Daga con elsa in bronzo dorato, incastonata di rubini o la Spada curva a un taglio, in acciaio damaschinato, legno e velluto.


V SEZIONE - Religione e mito
La quinta sezione racconta la religione del tempo, il rapporto tra i differenti culti - principalmente islamico e hindu, ma anche jain, zoroastriano e cristiano - e il sentimento della tolleranza tanto diffuso da Akbar. Illustrazioni mitologiche, sacre e letterarie sono rappresentate in opere come la tempera su carta intitolata Un angelo in conversazione con un gruppo di europei e la miniatura La trasformazione dellʼoceano [di latte in burro], che narra la grande impresa di dèi e demoni per raggiungere lʼambrosia, nettare della vita eterna. (...)

BOLLYWOOD FILM MEETING ROMA
Alla vigilia delle celebrazioni per i cento anni del cinema indiano, che si terranno nel Paese asiatico nel 2013, la rassegna Bollywood Film Meeting Roma intende offrire uno sguardo generale sulla Bollywood contemporanea, proponendo una selezione di lungometraggi prodotti negli ultimi tre anni - espressione sia del cinema mainstream che di quello indipendente - particolarmente rappresentativi dei diversi generi cinematografici, di alto valore artistico e di grande successo di critica e di pubblico. Tradizionalmente conosciuta per le sue prevedibili trame romantiche, la Bollywood delle grandi case di produzione sta oggi vivendo un momento di grande sviluppo, che porta i registi a sperimentare linguaggi, tematiche e stili diversi. Contemporaneamente si assiste alla crescita del cinema indipendente, che ha dato vita a nuove tendenze in grado di attirare lʼinteresse dei più importanti festival internazionali. Aprirà la rassegna lo spettacolare film storico sulla vita dellʼImperatore Akbar Jodhaa Akbar (2008), di Ashutosh Gowariker, già regista dellʼacclamato Lagaan (2001), candidato agli Oscar come miglior film straniero'.

L’avventura di Akbar con l’elefante Hawa’i

RASSEGNA STAMPA/VIDEO (aggiornata al novembre 2019)

- Akbar, il più grande, Antonio Mazza, News Arte & Cultura, 4 maggio 2015:
'Oltre 130 opere (...) il cui insieme mostra in filigrana il regno di Akbar ed il suo tempo. E subito, con “Vita a corte, governo e politica”, ci si rende conto della fastosità ma, insieme, anche della levità di quel contesto, poiché in tutte le rappresentazioni, il verismo della scena, pur impreziosito da elementi di contorno (acquerello opaco e oro su carta), non mostra quelle ridondanze stilistiche inevitabili quando si celebra il Potere. Così è, ad esempio, per Akbar in pellegrinaggio, la nascita del figlio Salim o il ritratto di Zain Khan, di grande sobrietà (ed eleganza) nonché di una cura del particolare che rimanda alle miniature persiane. E questo appare ancora più evidente nella seconda sezione, “Città, urbanistica e ambiente”, in particolare (secondo me) ne “La costruzione della città di Fatehpur Sikri” (il centro politico-religioso dell’impero) e “La costruzione del forte di Agra” (la capitale amministrativa), dove la minuziosità è davvero incredibile (quasi si percepisce la polvere sollevata dagli operai). E, per analogia, non puoi non pensare ai fiamminghi ed al loro gusto del particolare. (...) Infine la quinta sezione, “Religione e mito”, forse la più intrigante, perché mostra il clima di tolleranza che regnava nel paese. (...) Non sono solo i temi diciamo così “locali”, come il derviscio, il mullah o le illustrazioni dei libri sacri dell’India, come il “Ramayana” e il “Mahabharata”, ma quelli cristiani, importati dai gesuiti, a catturare l’attenzione. È curioso vedere un San Luca, la Natività, Gesù e la samaritana o le scene della crocifissione e pensarle eseguite da artisti moghul, che si ispiravano a modelli europei'.
- Video La meravigliosa India di Akbar, Rai Cultura, novembre 2019

Angelo in conversazione con un gruppo di europei

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