15 aprile 2012

IL CENTENARIO DEL CINEMA INDIANO

Raja Harishchandra - 1913


In India, lo sappiamo, il Tempo non conta. La precisione storica o le date non sono così importanti. Difficile quindi stabilire la nascita del cinema indiano, l'industria leader nel mondo per numero di film prodotti annualmente e per numero di spettatori. The Times of India pubblica oggi due interessanti articoli dedicati al centenario del cinema del subcontinente, proponendo però due date diverse relative alla prima proiezione pubblica della prima pellicola totalmente indiana, Raja Harishchandra di Dadasaheb Phalke, proiezione avvenuta nel 1913. Comunque sia, sabato prossimo 21 aprile o, se preferite, il 3 maggio, il cinema indiano entrerà trionfale nel suo centesimo anno di vita.

Avijit Ghosh, che propende per il 21 aprile e per l'Olympia Theatre di Bombay, in Celluloid century scrive:
'Sin dall'inizio, il cinema in India costituì molto di più che una fantasiosa via di fuga dalla dura realtà. I film presentavano spesso anche un contenuto sociale e un sottotesto politico. A dispetto della gerarchia definita dalla divisione in platea e galleria, il cinema massificò e democratizzò l'intrattenimento come mai era avvenuto prima. Nell'oscurità della sala, le differenze di casta ed etnia erano momentaneamente sospese. Nell'India coloniale talvolta il grande schermo divenne un canale surrogato per veicolare sentimenti nazionalisti. La prima controversia affrontata dalla censura non riguardò una scena di nudo o di violenza, bensì la pellicola Bhakta Vidur (1921), considerata un'allegoria politica sovversiva. Le canzoni regalarono al cinema indiano la sua caratteristica distintiva, ma persino un brano musicale poteva diventare allusivamente sedizioso. Nel blockbuster con Ashok Kumar, Kismet (1943), la canzone Aaj Himalay Ki Choti Se - Door Hato Ae Duniyawalon Hindustan Hamara Hai (testo di Kavi Pradeep) sfidò quasi apertamente il potere britannico.
In ogni lingua e dialetto il cinema diventò espressione di orgoglio e di identità. Negli anni cinquanta e sessanta, malgrado l'infuocato dibattito riguardante la lingua, i brani delle pellicole hindi venivano trasmessi dalle radio di tutto il Paese. Pur con i suoi limiti, il cinema assunse una funzione unificante al pari del cricket.
Oggi l'India è il più grande produttore al mondo di film. Negli anni cinquanta il cinema indiano guardava all'Unione Sovietica e al Medio Oriente. Ora è pronto a monetizzare il suo valore e a trasformarsi in fenomeno davvero globale. 3 idiots ha incassato all'estero più di dieci milioni di dollari. My name is Khan più di due milioni e mezzo nella Corea del sud. I tempi cambiano e cambiano anche le pellicole popolari, sia da un punto di vista estetico che da quello contenutistico. I film sono più brevi, offrono uno spazio maggiore agli attori comprimari, e le canzoni vengono considerate più un'imposizione che parte della narrazione'.

Archana Khare Ghose, che propende per il 3 maggio e per il Coronation Cinema di Bombay, in Marking movie's high moment scrive:
'Quando il 3 maggio 1913 Dadasaheb Phalke presentò Raja Harishchandra al Coronation Cinema di Mumbai, non immaginò che stava per spianare la strada ad un'industria che negli anni a venire sarebbe diventata il più grande denominatore comune dell'identità del Paese. Né poteva immaginare che il cinema avrebbe valicato ogni possibile barriera eretta nell'India pluralista per divenire ciò che l'attore Farooq Sheikh ha definito il più vasto amalgama culturale indiano.
Da quest'anno i National Film Award verranno sempre consegnati il 3 maggio. Alla prossima cerimonia di assegnazione dei premi, il ministro dell'informazione annuncerà i progetti previsti per il centenario, fra cui la costituzione del National Heritage Mission - un'istituzione che digitalizzerà, restaurerà e conserverà tutte le pellicole indiane disponibili -, e l'inaugurazione del Museum of Indian Cinema, localizzato in due edifici a Mumbai, di cui uno pronto per dicembre. In programma anche la costituzione di un ufficio centrale per la gestione delle location cinematografiche indiane, l'organizzazione di un evento da includere nella prossima parata della festa della repubblica, l'emissione di un francobollo, l'apertura di un sito internet da parte del National Film Archive of India che consentirà agli utenti di partecipare alle celebrazioni. Il centenario verrà festeggiato nei festival internazionali: l'India è già stata dichiarata Paese ospite al Festival di Cannes 2013'.

Aggiornamento del 29 maggio 2012 - Attitude Bollytude, Mukul Kesavan, Outlook:
'Unlike other fictional forms, the feature film didn’t come to us second-hand: we were in on the story from the beginning. Colonised countries like ours borrowed the short story, the novel and literary modernism itself from the West. (...) But the feature film as a fictional form is unique because it emerged at exactly the same time in India as it did in Britain or America. (...) The overwhelming majority of feature films made in India during the silent era had mythological and historical themes; western cinema framed its films in formally realist settings. (...) Cinema in India didn’t dance to the western tunes; it marched to the beat of its own drum. (...) this emphasis on ‘hybridity’ and borrowing leads critics into a larger temptation, namely, the idea that Indian film-makers adapted an art made elsewhere to exotic Indian ends. (...) This unease is compounded by the feeling that not only are Bombay’s films not original, they are also, in terms of the production values of the western film, not very good. (...) The truth is that it is not Bombay’s cinema but our understanding of what a good film ought to be that is derivative'.
 
Vedi anche Raja Harishchandra, 4 aprile 2013. La sezione Centenary of Indian Cinema è interamente dedicata alle celebrazioni dei primi 100 favolosi anni del Cinema Indiano.

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